Gas serra? L’Italia li mette sottoterra
Per limitare le emissioni di CO2 può essere una buona idea rispedirle sottoterra. Una soluzione che consentirebbe di salvare l’atmosfera per i prossimi 500 anni. La tecnologia è matura per imprigionare l’anidride carbonica in serbatoi sotterranei, come giacimenti esauriti di metano, miniere dismesse o falde acquifere
saline. Pompata in forma liquida o gassosa a centinaia di metri sottoterra, con il tempo la CO2 si trasforma in roccia calcarea.Dopo Usa, Norvegia, Canada e Germania, anche l’Italia si muove in tal senso. A fine 2008 l’Enel avvierà un impianto pilota nella centrale di Brindisi: estrarrà la CO2 dai fumi delle ciminiere e la trasformerà in liquido. “Valuteremo i costi, perché sappiamo che la tecnologia abbassa il rendimento delle centrali del 7-8 per cento” avverte Gennaro Di Michele dell’Enel. L’azienda attende il parere tecnico dell’Istituto di geofisica e vulcanologia su un giacimento sottomarino al largo di Civitavecchia. “In caso di parere positivo, costruiremo nella centrale di Torre Valdaliga Nord un impianto per liquefare la CO2″. Si pensa già a serbatoi sotterranei per le emissioni delle centrali di Gioia del Colle e Marghera.
Il primo progetto sperimentale, tuttora in corso, è del 1996: da una piattaforma petrolifera nel Mar di Norvegia l’anidride carbonica è stata spedita sotto il fondale; dopo due anni di stoccaggio il 2 per cento si era già mineralizzato. “Il sistema è sicuro, se i siti sono idonei per capienza, impermeabilità, sismicità, deflusso delle acque” afferma Francesco Zarlenga dell’Enea.
Le aziende sono interessate: oggi seppellire la CO2 è diventato più conveniente che rilasciarla nell’atmosfera. Per rispettare il protocollo di Kyoto, dal 2008 il diritto a emettere 1 tonnellata di biossido di carbonio costerà dai 22 ai 30 euro: più del costo per spedirla sottoterra.
Contrari gli ambientalisti e alcuni consiglieri del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. È come mettere la spazzatura sotto il tappeto, sostengono. Secondo Massimiliano Variale, consulente scientifico del Wwf, bisogna fare attenzione all’eventuale fratturazione delle rocce, che può causare la fuoriuscita del gas. L’Agenzia internazionale dell’energia, seppur favorevole, pensa che non si avranno certezze sull’affidabilità del seppellimento sino al 2015.
La palla passa ora ai politici. In Italia manca una normativa e non esiste un ente per il rilascio delle autorizzazioni. “Comunque ci sono siti adatti in Val Padana, nell’Adriatico e in vecchie miniere di carbone” elenca Zarlenga. “Uno studio Ue ha stimato, prudenzialmente, in oltre 2 miliardi di tonnellate la capacità di stoccaggio sotterraneo di CO2 in Italia. Senza considerare i trasporti, ne produciamo 150 milioni di tonnellate l’anno. Con il sequestro saremmo a posto per 15 anni. Manca però la volontà politica”. E la decisione del governo di sospendere i fondi per il settore non fa ben sperare.



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