CLIMA: e' emergenza strategica, se ne discute all'Onu
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L'ambiente diventa un'emergenza strategica e per la prima volta se ne discute anche al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. I cambiamenti climatici potrebbero infatti modificare la mappa della distribuzione di acqua sul pianeta e quella delle zone dove impera la fame e la poverta'. Sono elementi destabilizzanti che possono scatenare conflitti e guerre e che quindi vanno discussi li' dove tradizionalmente proprio guerre e conflitti sono il tema principale: il Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La proposta e' partita dalla Gran Bretagna, che per il mese di aprile detiene la presidenza di turno a Palazzo di Vetro. L'Ambasciatore britannico all'Onu, Emyr Jones Parry, ha annunciato il dibattito sul
clima che si terra' per la prima volta durante la riunione del Consiglio del prossimo 17 aprile.
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''Le tradizionali cause alla base dei conflitti verranno esasperate dagli effetti dei cambiamenti climatici'', ha detto Perry a New York presentando l'iniziativa, la prima in assoluto del genere. Alla riunione del 17 aprile, ha riferito ancora Parry, per la Gran Bretagna partecipera' il ministro degli Esteri Margaret Beckett. La presenza del ministro conferma l'interesse di Londra in tema di cambiamenti climatici, una priorita' anche a Downing Street da dove il primo ministro Tony Blair ha di recente lanciato un'offensiva politica 'verde'.
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Le Nazioni Unite non sono nuove all'argomento, la novita' e' che se ne discuta direttamente al Consiglio di Sicurezza. Esistono pero' altri ambiti Onu preposti allo studio delle minacce dei cambiamenti climatici. Nelle prossime ore verra' infatti presentata a Bruxelles la seconda parte del documento degli esperti del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). L'Ipcc e' un network che fa capo alle Nazioni Unite, creato nel 1988, e che ha messo insieme migliaia di esperti per compilare un vasto studio sull'argomento diviso in quattro parti. Le previsioni dell'Ipcc fino ad ora emerse sono allarmanti: a causa dei cambiamenti climatici tra vent'anni milioni di persone rimarranno senz'acqua con devastanti conseguenze sui governi. L'Ipcc ha anche gia' lanciato un appello chiedendo ai governi di agire subito riducendo l'emissione di gas nocivi. I membri del Panel sono riuniti a porte chiuse da lunedi' scorso a Bruxelles e domani renderanno pubbliche le conclusioni dei quattro giorni di lavori dedicati ad analizzare l'impatto del riscaldamento del Pianeta sulla salute, l'ambiente e l'ecosistema.
E proprio Bruxelles e' stato il teatro di recenti importanti decisioni ambientali: i 27 membri dell'Unione Europea hanno approvato il mese scorso la decisione di ridurre le emissioni di gas nocivi del 20 per cento entro il 2020. E adesso anche l'Onu interviene nel dibattito. Gia' a marzo Londra aveva annunciato l'intenzione di introdurre l'argomento nelle discussioni al Consiglio di Sicurezza.
-L'ambiente diventa un'emergenza strategica e per la prima volta se ne discute anche al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. I cambiamenti climatici potrebbero infatti modificare la mappa della distribuzione di acqua sul pianeta e quella delle zone dove impera la fame e la poverta'. Sono elementi destabilizzanti che possono scatenare conflitti e guerre e che quindi vanno discussi li' dove tradizionalmente proprio guerre e conflitti sono il tema principale: il Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La proposta e' partita dalla Gran Bretagna, che per il mese di aprile detiene la presidenza di turno a Palazzo di Vetro. L'Ambasciatore britannico all'Onu, Emyr Jones Parry, ha annunciato il dibattito sul
clima che si terra' per la prima volta durante la riunione del Consiglio del prossimo 17 aprile.
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''Le tradizionali cause alla base dei conflitti verranno esasperate dagli effetti dei cambiamenti climatici'', ha detto Perry a New York presentando l'iniziativa, la prima in assoluto del genere. Alla riunione del 17 aprile, ha riferito ancora Parry, per la Gran Bretagna partecipera' il ministro degli Esteri Margaret Beckett. La presenza del ministro conferma l'interesse di Londra in tema di cambiamenti climatici, una priorita' anche a Downing Street da dove il primo ministro Tony Blair ha di recente lanciato un'offensiva politica 'verde'.-
Le Nazioni Unite non sono nuove all'argomento, la novita' e' che se ne discuta direttamente al Consiglio di Sicurezza. Esistono pero' altri ambiti Onu preposti allo studio delle minacce dei cambiamenti climatici. Nelle prossime ore verra' infatti presentata a Bruxelles la seconda parte del documento degli esperti del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). L'Ipcc e' un network che fa capo alle Nazioni Unite, creato nel 1988, e che ha messo insieme migliaia di esperti per compilare un vasto studio sull'argomento diviso in quattro parti. Le previsioni dell'Ipcc fino ad ora emerse sono allarmanti: a causa dei cambiamenti climatici tra vent'anni milioni di persone rimarranno senz'acqua con devastanti conseguenze sui governi. L'Ipcc ha anche gia' lanciato un appello chiedendo ai governi di agire subito riducendo l'emissione di gas nocivi. I membri del Panel sono riuniti a porte chiuse da lunedi' scorso a Bruxelles e domani renderanno pubbliche le conclusioni dei quattro giorni di lavori dedicati ad analizzare l'impatto del riscaldamento del Pianeta sulla salute, l'ambiente e l'ecosistema.
E proprio Bruxelles e' stato il teatro di recenti importanti decisioni ambientali: i 27 membri dell'Unione Europea hanno approvato il mese scorso la decisione di ridurre le emissioni di gas nocivi del 20 per cento entro il 2020. E adesso anche l'Onu interviene nel dibattito. Gia' a marzo Londra aveva annunciato l'intenzione di introdurre l'argomento nelle discussioni al Consiglio di Sicurezza.
I mutamenti climatici possono provocare nuove guerre, colpire gli approvvigionamenti energetici, spostare i confini e causare migrazioni di massa, ha argomentato la Gran Bretagna, presentando l'iniziativa ai 15 membri del Consiglio che l'hanno approvata. Gli unici a storcere il naso sono stati Cina e Russia (tra i cinque membri permanenti con diritto di veto), riferiscono fonti diplomatiche dei due Paesi. Ma la linea britannica ha avuto la meglio e sembra aver convinto anche gli americani tradizionalmente piu' ostili ai 'dibattiti verdi'. Gli Stati Uniti non hanno infatti aderito al protocollo di Kyoto.



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